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2007
7th OISTAT THEATRE ARCHITECTURE COMPETITION
CONCORSO INTERNAZIONALE
GENOVA - (GE) / PRAGUE (CH)
Progetto di recupero e riconversione manufatti industriali in nuovo polo teatrale.
Progetto vincitore di menzione di onore.
Esposto a Praga in concomitanza del 7th Festival mondiale del teatro e della scenografia
OISTAT
Organisation Internationale des Stenografen, Techniciens et Architectes de Theatre
Fuga dalla città verso l’isola che non c’è.
Il teatro: luogo di astrazione dal mondo reale
Le radici del progetto nascono dalla differenzazione di ciò che appartiene al mondo reale e concreto della città e da ciò che fa parte del magico mondo del teatro.Mondo di finzione e di apparenza, dove ogni legge fisica e razionale può essere abbandonata per lasciar spazio al mondo ideale ed immaginario del sogno, il teatro è un luogo dove l’individuoo tende ad astrarre e dimenticare se stesso per proiettarsi con l’immaginazione nella dimensione della favola.
Obbiettivo princiapale è stato quindi quello di rendere cosciente lo spettatore di questo passaggio tra materiale e immateriale, attraverso un percorso sensoriale in grado di abituarlo ed accoglierlo nel fittizio mondo della rappresentazione.
Lo stiramento del foyer
Filtro sensoriale tra realtà e finzione
Lo spettatore, convenzionalmente parte dei una folla è stato considerato in questo lavoro in qualità di singolo, di individuo attore protagonista del progetto.
Se usualmente nella.progettazione del teatro il foyer è considerato come luogo di aggregazione, agorà di incontro per il pre e dopo spettacolo, nel progetto è stato volutamente stirato e reso da luogo di incontro, percorso individuale.
Tale scelta è nata dal fatto che spesso nel foyer convenzionale l’individuo non trova la giusta dimensione preparatoria allo spettacolo ma un luogo nel quale se sente ancor più alienato di quanto nn sia nella caotica metropoli contemporanea.Il foyer è stato dunque dilatato sia nella sua dimensione spaziale che in quella temporale, rendendo il passaggio dall’ingresso alla scena, da momento istantaneo a percorso duraturo.
La quarta parete teatrale
Il filtro tra pubblico e scena
All’origine del teatro c’è l’aspirazione umana a rendere tangibile la relazione con la divinità, attraverso la rappresentazione del sacro nei riti e nelle danze.
Il rapporto tra rito e teatro è in continuo sviluppo, dagli albori della rappresentazione fino a i nostri giorni. L’autonomia del teatro dal rito è una conquista progressiva:in origine l’attore ed il sacerdote si confondono; la maschera sacra che inizialmente è la rappresentazione del Dio, diventa poi lo strumento di un gioco narrativo che sia allontana dal senso originario.
La "quarta parete"
Velo di Maja tra umanità e divinità
tra spettatori ed attori è un muro immaginario posto di fronte al palco di un teatro, attraverso il quale il pubblico osserva l'azione che si svolge nel mondo dell'opera rappresentata. Anche se
l’origine del termine “quarta parete” non può essere confermata, viene in generale presunto che sia nato nel XX secolo, con l’avvento rdel realismo teatrale.
Anche se nasce in teatro, dove il palco convenzionalmente chiuso su tre lati fornisce una “quarta parete” più letterale, il termine è stato adottato anche da altre forme artistiche, come il cinema e l letteratura, per indicare più genericamente il confine tra immondo della finzione ed il pubblico.
Nel progetto tale parete è fatta coincidere con l' elemento acquatico che assume il valore di chiave di lettura per poter intendere lo sviluppo del percorso; trasparente, riflettente ed in qualche modo purificatorio dal mondo reale.L’acqua è la vera e propria linea di confine tra i due mondi sopra citati.
La quarta parete è stata trattata nel progetto come un limite invalicabile; essa non può essere fisicamente attraversata dagli spettatori ma nel contempo è resa visibile, permeabile alla vista, rilevando ciò che nei teatri convenzionali è generalmente celato.
La macchina scenica
Dietro il sipario
Il teatro non è solo quello che si vede sul palcoscenico.Uno spettatore spesso coinvolge un intero mondo di persone nella creazione dei costumi, delle scenografie, dell’illuminotecnica, della musica e tutti coloro dietro le quinte concorrono la perfetto svolgimento dell’evento, i direttori di scena, gli attrezzisti, i macchinisti, i tecnici audio e luci, le sarte etc..
Volontà del progetto è rendere visibili anche coloro che operano nell’ombra, svelando tutte quelle funzioni che generalmente vengono celate alla vista degli spettatori.
Nel lungo percorso che conduce dall’ingresso alla sala vera e propria lo spettatore è accompagnato sul fianco destro dai volumi tecnici del teatro, attraverso o i quali è possibile intravedere le sagome di coloro che lavorano allo spettacolo.I volumi sono fisicamente separati dallo spettatore da uno specchio d’acqua, nel quale sia attori che spettatori si riflettono.I volumi tecnici sono disposti in modo tale da poter essere considerati essi stessi palcoscenico di una rappresentazione di realtà quotidiana della vita teatrale.
Naumachia
Il rapporto tra teatro ed acqua nell’antichità
Il termine naumachia deriva dal greco naus (nave e marche battaglia ed indica un genere di spettacolo acquatico.In epoca romana antica essa consisteva nella simulazione di un combattimento navale durante il quale due opposte squadre si affrontavano riportando alla memoria indimenticabili battaglie avvenute per mare. A Roma le naumachie si tenevano in specchi d’acqua naturali o artificiali situati nel pressi del Tevere, nel Campo Marzio, nel Colosseo.
I fattori che determinano l’estinzione di questi spettacoli sono molteplici e vanno ricercati principalmente nello scarso interesse dei Romani per le cose di mare, nei grandi mezzi necessari per la loro realizzazione e indubbiamente delle enormi spese che essi comportavano.
Essendo richiesto dal bando di approfondire tematiche riguardanti nuovi tipi di performance ed esibizione, ed essendo il sito scelto interamente circondato da mare, abbiamo pensato di proporre un tipo di performance non completamente inventato ex novo, ma di riproporre una tematica già conosciuta nella storia della rappresentazione ma attualmente completamente dimenticata.
Esibizioni acquatiche, battaglie navali e qualsiasi rappresentazione legata all’elemento marino, troveranno nel progetto proposto un luogo ideale di messa in scena. Genova, repubblica marinara, città di porto nella quale enormi edifici galleggianti sono in continuo movimento godrà finalmente, con il nostro progetto, di una zona attrezzata dove poter vivere e raccontare le innumerevoli storie ad esso legate, in un modo completamente innovativo.
Il contesto e l’area di progetto
Cornigliano e le fabbriche abbandonate
La localizzazione del progetto è stata scelta in base a diverse considerazioni.
Il quartiere di Cornigliano, zona periferica di Genova, è una parte della città particolarmente discussa.Per anni la presenza delle fabbriche siderurgiche dell’ulva ne ha caratterizzato un forte degrado; l’altoforno, i gasometri con i conseguenti scarichi di polveri e gas nell’aria hanno contribuito ad isolare questa parte della città dalla vita culturale e ricreativa della stessa limitandola ad un vero e proprio non luogo industriale.La mancanza di servizi e di offerta di svago per la popolazione ivi residente ha fatto infatti di quest’area una zona tagliata fuori da ogni tipo di legame con la città.Il nuovo accordo da parte del Governo,del gruppo Ripa, della Regione Liguria, ha stabilito in maniera definitiva la fine delle lavorazione siderurgiche a caldo dopo oltre cinquant’anni di attività ininterrotta. La restituzione di 300mila metri quadri alla città fa quindi di quest’area una zona ideale per nuove proposte rivitalizzanti.
Un luogo ricreativo come il teatro da noi proposto trova dunque in quest’area una collocazione ideale per contribuire al risanamento dell0intera zona periferica. Il progetto si propone come un vero e proprio polo attrattivo in grado di richiamare a s la popolazione che fino ad oggi ha considerato questa parte di città zona invalicabile.
La fatiscente scenografia che caratterizza l’area contribuisce inoltre a rafforzare quel contrasto tra materia e essenza, tra pesantezza e leggerezza che sta alla base dell’intera idea di progetto.
Il progetto proposto prevede di conservare, a memori dell’Italsider, alcuni reperti di archeologia industriale.L’inserimento di un parco di carbone, ove poter ospitare installazioni artistiche legate al mondo dell’industria, nella zona lungo il fiume, immergerà il visitatore in un ambiente surreale, che piano piano lo guiderà fino la teatro.Tale parco, memoria di un passato industriale importante, caratterizzerò ancor di più il passaggio dalla realtà pesante e dura della fabbrica a quella eterea e leggera del teatro.
Materiali impiegati
Il linguaggio del porto
Il percorso sensoriale che guiderà lo spettatore dal parco di carbone alla sala vera e propria, isola della rappresentazione, sarà caratterizzato da un diverso impiego di materiali. Il visitatore si troveràall’inizio del percorso circondato da “giardini di carbone” e da materiali industriali simboli di pesantezza e maternità.Le lamiere arrugginite, le armature di acciaio immerse nel cemento, le vecchie tubature ed i carrelli di carbone disposti in modo tale da ricreare un vero e proprio giardino artificiale lasceranno spazio piano piano a materiali leggeri ed eterei quali il vetro, i pannelli traslucidi e l’acqua.Lentamente il visitatore si troverà a percorrere spazi caratterizzati da un fortissimo contrasto: dall’ombra alla luce, dal pieno al vuoto, dal rumore al silenzio questo percorso darà coscienza del passaggio da un tipo di realtà all’altro.
Il percorso è articolato in modo tale da creare scorci visivi sempre diversi sul contesto che lo circonda pur percependo fin dall’inizio il punto di arrivo da raggiungere. Nella parte mediana del percorso il visitatore si troverà circondato dalle strutture proprie del porto; enormi gru e carri ponte si ergeranno come mastodontiche macchine sceniche a servizio del teatro. Tale strutture non saranno puramente scenografia portuale del percorso ma potranno essere funzionalmente utili al teatro vero e proprio; l des trutture del potto saranno infatti utilizzate dai tecnici del teatro per muovere le piattaforme galleggianti delle scene e per ricreare performances in cui la città stessa diventerà palcoscenico stesso della rappresentazione. Gli stesi volumi delle biglietterie, del bar e dei servizi avranno un linguaggio strettamente portuale, ricordando per le loro proporzioni. I container che circondano l’area.Macchin scenica e struttura portuale si fonderanno insieme l’un l’altra in in modo innovativo suggerendo nuovi tipi di performances e rappresentazioni.Per finire gli infissi del prospetto est dei macrocontainers dei servizi, formati da enormi lettere luminose in vetro traslucido dialogheranno con le enormi navi mercantili di continuo passaggio in qiuesta parte del porto.
L’abbattimento della torre scenica
L’acqua come binario di un palco infinito
Attualmente nei teatri convenzionali si è ricorso all’utilizzo di macchine sceniche sempre più complesse e costose in grado di agevolare e velocizzare il cambio delle scene, quinte,palchi. Sistemi tecnici sempre più avanzati e macchinosi lavorano dentro quella che è chiamata “torre scenica2 contribuendo al perfetto svolgimento dello spettacolo.
Il progetto propone un diverso utilizzo della macchina scenica: da torre, che opera in verticale, a binario orizzontale.Le scene, piattaforme galleggeranno sull’acqua come delle chiatte e saranno assemblabili tra di loro a seconda del tipo di rappresentazione richiesto.Il palcoscenico diventerà dunque estremamente flessibile in base alle esigenze della rappresentazione in atto.